Turcinovich: “Esuli due volte”, “Un olocausto italiano. Voci di soldati italiani dai lager” a cura di P. Paganetto le novità di Oltre edizioni | EFFE RADIO

Turcinovich: “Esuli due volte”, “Un olocausto italiano. Voci di soldati italiani dai lager” a cura di P. Paganetto le novità di Oltre edizioni

Scritto da il 15/01/2022

Rosanna Turcinovich/Esuli due volte
dalle proprie case, dalla propria patria

Prefazione di Roberto Spazzali

pagine: 286, prezzo 18 euro

I confini disegnati alla fine della Seconda guerra mondiale in Europa e la conseguente nuova geografia politica delle regioni dell’Adriatico orientale, provocarono una ripresa delle emigrazioni economiche che si intreccianovano, talvolta in modo indissolubile, con gli espatri legali e clandestini di popolazione che si sentiva minacciata dal punto di vista ideologico e/o nazionale. L’esodo della popolazione italiana dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia è stata la reazione più diretta al radicale cambiamento di regime sociale e politico imposto alle proprie condizioni di vita dal comunismo jugoslavo.

Non si dispone di dati effettivi su tutte le località, ma alcune rilevazioni permettono di comprendere quanto accaduto nei maggiori centri regionali e in particolare ha colpito la componente nazionale italiana che, fino al 1945, aveva detenuto l’egemonia culturale ed economica. Tra il 1943 e il 1944 sfollò più della metà della popolazione di Zara; nel triennio 1945-1948 il 64% di Fiume, nel biennio 1946-1947 il 63% di Pola; tra il 1947 e il 1949 il 51% della popolazione istriana e nel periodo 1953-1955 il 50% dei residenti nella Zona B del Territorio libero di Trieste.

Per molto tempo sono prevalse tesi semplificanti per spiegare la natura e l’origine dell’esodo: secondo la storiografia politica jugoslava è stato un fenomeno artificiale, dettato da motivi economici e sostenuto dal governo italiano per motivi ideologici in nome dell’anticomunismo; secondo le associazioni degli esuli, è stato un piano preordinato contro la componente italiana riducendola a minoranza allineata al regime politico.

Esuli due volte di Rosanna Turcinovich ci fa conoscere da vicino gli esuli che dopo essere costretti a lasciare le proprie terre, successivamente si sono trovati costretti a lasciare l’Italia, mantenendo però negli Stati in cui sono stati inviati dall’agenzia intergovernativa International Refugee Organization (IRO), con lo scopo di soccorrere i cittadini europei residenti nei territori devastati dalla Seconda guerra mondiale, profughi tedeschi espulsi dai loro paesi di origine e i rifugiati politici provenienti da territori contesi oppure sotto il controllo sovietico.

La grande occasione è stato il raduno mondiale dei profughi giuliano-dalmati, tenutosi alle cascate del Niagara nel 2000 e poi seguito per oltre vent’anni attraverso un reportage di alto giornalismo che restituisce le storie, i ricordi, le ferite, ma anche quel senso di solidarietà tra persone che ritrovano, nell’altro esule dalla propria terra, il calore della casa che ha dovuto abbandonare.

Rosanna Turcinovich Giuricin, giornalista, nata a Rovigno nel 1957. Si è formata al quotidiano “La Voce del Popolo” di Fiume dove ha lavorato fino al 1992 come responsabile delle pagine culturali. Trasferitasi a Trieste ha collaborato con “Trieste Oggi“,” Il Meridiano”, “il Piccolo-Istria Amica”, “Telequattro” e “TeleCapodistria”. Dal 2002 al 2014 ha lavorato per il Centro di Documentazione Multimediale della Cultura Giuliana Istriana Fiumana e Dalmata di Trieste come responsabile dell’Ufficio stampa ed eventi; è ideatrice de “La Bancarella”, “Salone del Libro”. E’ direttrice del mensile “La Voce di Fiume” dell’Associazione Fiumani Italiani nel Mondo-Libero Comune di Fiume in Esilio. Ha fatto parte dell’associazione Giuliani nel Mondo dal 2008 al 2020. Nel 2006 ha ripreso il suo lavoro al quotidiano “La Voce del Popolo”, in qualità di corrispondente dall’FVG. È stata recentemente insignita del Premio “Fulvio Tomizza” 2021 con la seguente motivazione: “Per aver efficacemente operato su tematiche di confine, esuli e rimasti, nell’ambito di una cultura del territorio”.

AA.VV. /Un olocausto italiano
Voci di soldati italiani dai lager

A cura di Paolo Paganetto

Pagine: 352, prezzo 19 euro

Dalle nebbie del passato è rispuntata una straordinaria testimonianza corale sulla tragedia dei nostri soldati tradotti in Germania dopo l’armistizio dell’8 settembre. Ufficiali e soldati, di qualunque orientamento politico e religioso, che hanno avuto il coraggio di rifiutare l’arruolamento nella Repubblica di Salò per non tradire la Patria, sono stati inviati come pecore da macello nei lager e nei campi di lavoro sparsi in tutta l’Europa sotto il giogo nazista. Mauthausen, Dora, Krankenhaus, Dachau sono solo alcune delle tristi mete che questi coraggiosi patrioti hanno raggiunto, sperimentato e sofferto. Tra loro nomi che diverranno famosi come Guareschi, Rebora, Carpi, Lazzati, Novaro, Novello, Moretti, Rosoni insieme ad altri meno noti, ma altrettanto significativi nella loro testimonianza di sopravvissuti.
Questo libro apre uno squarcio su una tragedia rimasta per troppo tempo ai margini della riflessione sul nazifascismo durante le consuete ricorrenze nel giorno della memoria, assorbito quasi completamente dalla commemorazione della shoah ebraica, dimenticando che c’è stato anche un olocausto italiano, che questi soldati hanno direttamente vissuto e trascritto subito dopo la fine della guerra, perché venga tramandato alle generazioni successive. Il libro è composto dalla narrazione del vissuto dei singoli, espresso sia in prosa che in poesia, dentro l’inferno dei lager. Molte di queste testimonianze sono corredate da disegni fatti dagli stessi artisti mentre erano ancora internati nei campi di sterminio e da riflessioni postume sul senso di questo dramma collettivo, ma sempre redatti nell’immediata vicinanza temporale agli eventi raccontati.

IN USCITA A FEBBRAIO 2022

Lina Galli/… Di crepuscoli a settembre tutta la rovina
L’Istria tra guerra e dopoguerra negli appunti inediti di Lina Galli

Introduzione e note storiche di Roberto Spazzali

Pagine: 152, prezzo 16,00 euro.

Gli scritti della grande poetessa triestina Lina Galli qui raccolti, per cura dello storico Roberto Spazzali, si fondano principalmente sulle note autografe dell’autrice raccolte minuziosamente tra il 1945 e il 1957 attraverso lo spoglio della stampa, interviste, memorie, testimonianze, annotazioni. Tutto questo materiale è stato donato all’Istituto Regionale per la Cultura Istriana, Fiumana e Dalmata da Luigi Galli e Maria Pia Galli il 22 febbraio 2006, suoi eredi, ed è stato riordinato dallo storico Roberto Spazzali pochi mesi dopo per interessi di studio e ricerca.
Questi testi colmano un vuoto testimoniale per i fatti accaduti in Istria nell’autunno del 1943, nel senso che mancava del tutto il percepito dall’interno della società istriana e in particolare tra gli italiani delle località più funestate. Probabilmente molti episodi erano noti, ma molti altri non lo sono, così da costituire un documento prezioso per gli storici che curano in modo preciso e minuzioso le memorie e le storie delle comunità istriane in esilio. Più ancora sono testi scritti con l’intensità propria di una testimone d’eccezione come Lina Galli, tanto da rappresentare anche un testo di grande valore letterario.
Lina Galli nata nel 1899 a Parenzo, allora appartenente all’Impero austro-ungarico, dopo l’annessione dell’Istria all’Italia visse nella sua città natale fino al 1931; conseguito il diploma magistrale a Capodistria, si trasferì a Trieste dove insegnò alle scuole elementari. Nel 1936 partecipò alle competizioni d’arte dell’Olimpiade di Berlino. A Trieste frequentò il Circolo della Cultura e delle Arti oltre ai caffè culturali della città, e allacciò nel tempo amicizie con Marcello Fraulini, Virgilio Giotti, Umberto Saba, Italo Svevo, Pier Antonio Quarantotti Gambini, Marcello Mascherini, Dyalma Stultus e Pedra Zandegiacomo, per citare i più importanti. Nel 1950 si occupò della stesura della biografia di Italo Svevo assieme alla vedova Livia Veneziani, che è stata in seguito tradotta in tedesco e inglese.
Poco prima della morte ricevette il Premio Tagliacozzo. Scrisse per Difesa Adriatica, Pagine Istriane, La Voce Giuliana, La Porta Orientale e Il Piccolo. Nella sua poetica intimista adottò uno stile ermetico e affrontò tematiche quali l’angoscia di vivere, la seconda guerra mondiale e l’esodo istriano.


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