Sotto le stelle fredde: il film di Stefano Giacomuzzi racconta in friulano i mestieri antichi. Ora lo potete trovare su adessocinema.it
Scritto da Davide Macor il 30/04/2020
Il film Sotto le stelle fredde diretto da Stefano Giacomuzzi, dopo lo straordinario tutto esaurito all’anteprima al cinema Centrale in occasione del festival Suns, è ora disponibile su adessocinema.it. La piattaforma è nata da un’iniziativa di Tucker, Visionario, Cinemazero e Cineteca del Friuli con l’obiettivo di offrire contenuti alle persone che ora non possono andare al cinema. Sotto le stelle fredde in pochi giorni è diventato il film con più visualizzazione della piattaforma, che mette a disposizione diverse altre produzioni regionali come The special need e L’estate di Giacomo, entrambi premiati al festival del cinema di Locarno. Il film, in lingua friulana, è ambientato in Carnia e racconta i mestieri antichi («mi hanno sempre affascinato»), descrivendo in maniera attenta il rapporto viscerale fra uomo e natura: «Vedendo il film appare subito chiaro il significato del titolo, che indica l’indifferenza del cosmo verso l’esistenza dell’uomo», ha spiegato il giovane regista (laureato in cinematografia e documentari in UK e con un trascorso da Fabrica di Benetton Group). “Sotto le stelle fredde” è stato girato tra le montagne della Carnia. In quelle zone Giacomuzzi ha trascorso molto tempo tra il 2015 e il 2016 seguendo la vita di alcuni abitanti di quei luoghi: «Ho conosciuto circa 200 persone, per poi sceglierne tre», ha raccontato. Utilizzando la macchina da presa quasi fosse una penna, ha iniziato la sua narrazione. L’obiettivo era chiaro nella sua mente, la strada per raggiungerlo, invece, è arrivata una ripresa dopo l’altra. Apparentemente il film può sembrare un documentario osservativo sulla vita in montagna – e indubbiamente si tratta anche di questo – ma il microcosmo della Carnia su cui si focalizza il film risulta essere il riflesso di una realtà più ampia, un espediente per parlare della vita dell’uomo, del suo suo rapporto con gli animali, la natura e soprattutto con il tempo. Mettere le mani nella terra, sentire lo sporco sotto le unghie, l’erba che pizzica la pelle. Sentire l’alito di un animale, il caldo, sulla faccia. E ancora il sole freddo della montagna, la paura che incute un paesaggio, la desolazione. Sentire la solitudine e, soprattutto, lo scorrere del tempo. Ecco dunque che nella pellicola (in bianco e nero) la lingua assume un’unica dimensione, quella sonora. I pochi dialoghi – ha precisato – hanno lo stesso valore dei versi delle “bestie”: l’uomo è messo, infatti, sullo stesso piano degli animali. Il film è un intimo e delicato ritratto di un modo di vivere oramai perduto. Come ha sostenuto il regista gallese Gideon Koppel “Sotto le stelle fredde offre un senso dello spazio e del tempo profondo e necessario che nei tempi difficili che stiamo vivendo dovremmo imparare a riscoprire”.