Parte il Festival “Sguardi sui territori” | EFFE RADIO

Parte il Festival “Sguardi sui territori”

Scritto da il 04/11/2021

Ha inizio la terza edizione del Festival “Sguardi sui territori. Antropologia visuale ed ecomusei”, quest’anno in versione online. La prima giornata della rassegna coinvolge l’Ecomuseo della Pastorizia, con cui l’Ecomuseo delle Acque – promotore del festival – ha avviato da anni una proficua collaborazione. L’Ecomuseo nasce nel 2000 a Pontebernardo, borgata alpina posta a 1400 m di altitudine nel Comune di Pietraporzio, in provincia di Cuneo. È uno strumento di valorizzazione del territorio e di rivitalizzazione dell’economia locale, finalizzato al recupero della razza ovina sambucana e alla riscoperta del patrimonio culturale diffuso nel mondo pastorale della Valle Stura.

L’incontro virtuale, in programma sabato 6 novembre dalle 15 alle 19, prevede la visione collettiva e partecipativa di una serie di filmati preselezionati, presentati dagli autori e discussi con i partecipanti. Successivamente saranno ospiti del festival, nell’ordine, il Museo Maison Gargantua (13 novembre), il Museo Etnografico Canal di Brenta (20 novembre) e il Museo Ladino di Fassa (27 novembre). Seguirà una tavola rotonda con registi, antropologi, direttori e coordinatori di musei ed ecomusei, esperti del settore (4 dicembre). Per partecipare al festival, che avverrà in streaming, è sufficiente inviare una mail a [email protected].

Cinquanta pastori per seimila capi di pecore. In Valle Stura, sulle Alpi Occidentali, al confine con la Francia, l’allevamento della pecora sambucana è sopravvissuto nel secolo scorso al rischio di estinzione e oggi dà i suoi preziosi frutti: latte, lana e una carne finissima, diventata piatto pregiato nei migliori ristoranti del Piemonte. Lassù i pastori parlano l’antica lingua occitana. A ottobre, dopo essere scesi con le greggi dalla montagna, si ritrovano per la Fiera dei Santi e per le premiazioni dei migliori capi di bestiame. Raccontano la fatica di questo lavoro, il prezioso aiuto degli insostituibili cani da pecora, le stragi che i lupi, da quando sono tornati sulle Alpi, compiono tra le greggi, ma anche la passione e l’amore per i loro animali e la loro valle.

Nell’antica lingua d’Oc, con il termine “La Routo” si intende sia la strada principale che percorre la Valle Stura, sia la grande transumanza delle greggi che dalla Pianura della Crau, sin dal XIV secolo, salivano verso gli alpeggi. Il film vuole essere un racconto del percorso che portava i pastori della valle, conosciuti per le loro competenze, a lavorare in Provenza, abbandonando per alcuni mesi il proprio villaggio. Vengono fatti conoscere e valorizzati il percorso, i prodotti e i mestieri legati alla pastorizia.

Nato da un lungo lavoro di ricerca e di conoscenza di uomini e luoghi, svolto pazientemente da Antonio Canevarolo che ha raccolto oltre trenta ore di filmato, “Marghé” descrive la vita quotidiana di alcuni allevatori sullo sfondo del variegato paesaggio piemontese. Il film vuole essere una testimonianza viva e presente di un’umanità apparentemente ai margini della nostra società urbanizzata, ma dalla quale noi tutti deriviamo e con la quale è indispensabile confrontarci.

Protagonisti del film sono Aldo Bario padre e Mirco Bario figlio, artigiani edili che portano avanti un’antica tradizione, costruendo e ristrutturando case, mura, tetti in pietra e legno in stile valchiusellese. La loro passione sono le capre, per le quali realizzano i collari in legno intagliati detti “canaule”, secondo una tradizione secolare che comporta scelta del legno, taglio, prima lavorazione, piegatura e dopo circa dodici mesi la lavorazione. L’intaglio per una “canaula” può durare dai sei ai dodici mesi, anche perché il lavoro, niente affatto facile, si svolge durante il pascolo o nell’inverno. I disegni variano e a volte vengono anche riportati iniziali, numeri, date, simboli. Le fiere del bestiame e le rassegne caprine sono sicuramente i momenti più adatti per sfoggiare questi magnifici collari. Le riprese per il film si sono protratte per più di un anno, seguendo fedelmente tutta la lavorazione.


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