Moria delle api: studio pubblicato su Nature Communications aggiunge un tassello nella comprensione del fenomeno | EFFE RADIO

Moria delle api: studio pubblicato su Nature Communications aggiunge un tassello nella comprensione del fenomeno

Scritto da il 24/11/2020

Grazie a uno studio condotto da un consolidato gruppo di ricerca tutto italiano, che vede il coinvolgimento dell’Università di Udine e dell’Università di Napoli Federico II, la ricerca aggiunge un nuovo importante contributo alla comprensione dei meccanismi sottesi alla scomparsa in natura delle api. La ricerca, pubblicata lo scorso 18 novembre su Nature Communications (https://www.nature.com/articles/s41467-020-19715-8#Sec3), ha dimostrato, in particolare, come l’effetto negativo degli insetticidi neonicotinoidi sull’immunità dell’ape comporti anche un’aumentata riproduzione di uno dei suoi più temibili parassiti: l’acaro Varroa destructor.

È ormai ben noto che le api domestiche subiscono annualmente gravi perdite causate da parassiti, patogeni, semplificazione del paesaggio agrario e pesticidi. «Un problema globale ancora poco chiarito – sottolinea Francesco Nazzi, docente di entomologia del Dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali dell’Università di Udine -, che desta grande preoccupazione per le sue pesanti ripercussioni ecologiche ed economiche. In Europa gli insetticidi come quello da noi studiato sono stati ormai banditi in pieno campo, ma non così nel resto del mondo; di conseguenza questo lavoro potrebbe servire ad aumentare la consapevolezza dei decisori. Per l’Europa, l’auspicio è che questo studio riguardante gli effetti collaterali di questi insetticidi contribuisca a sensibilizzare gli enti preposti sulla necessità di considerare anche tali effetti al momento della registrazione delle molecole da immettere sul mercato».

Lo studio, che si è svolto nell’ambito del progetto di ricerca Horizon 2020 “Poshbee” che coinvolge 42 partner di 14 Paesi europei, è stato condotto dal gruppo italiano guidato da Francesco Nazzi in collaborazione con il gruppo guidato da Francesco Pennacchio, dell’Università Federico II di Napoli, che è coordinatore nazionale del progetto Prin “Unico”. Lo scopo ultimo del progetto Horizon è comprendere in che modo diversi fattori di stress concorrono a minare la salute delle api. In questo caso l’attenzione era rivolta all’interazione fra insetticidi neonicotinoidi e un acaro parassita.

«Siamo partiti da osservazioni svolte in Nord America, dove gli insetticidi neonicotinoidi sono ancora in uso e gli alveari esposti a questi prodotti risultavano maggiormente infestati dall’acaro parassita Varroa. Innanzitutto abbiamo valutato se e come l’insetticida in questione (il Clothianidin) interferiva con il sistema immunitario dell’ape. Avendo rilevato che il Clothianidin può inibire la melanizzazione e la coagulazione e dunque, in parole povere, la cicatrizzazione delle ferite, ci siamo chiesti se in questo modo esso poteva favorire l’alimentazione dell’acaro Varroa, che si nutre appunto dell’emolinfa (il sangue) dell’ape, suggendola da un foro che deve restare aperto nel tempo. Abbiamo notato che effettivamente la Varroa è facilitata nella sua alimentazione sulle larve d’api trattate con l’insetticida e si riproduce di più. La maggiore riproduzione dell’acaro potrebbe rendere conto delle osservazioni riportate all’inizio e costituisce un’altra inattesa conseguenza negativa di quel prodotto».

Lo studio – che ha visto il contributo, per l’Ateneo udinese, di Desiderato Annoscia, Davide Frizzera e Francesco Nazzi del Dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali – ha proseguito un’attività di ricerca intrapresa diversi anni fa, quando il gruppo di ricerca degli atenei friulano e partenopeo cominciò a interessarsi degli effetti degli insetticidi neonicotinoidi sull’immunità dell’ape. Quel lavoro diede luogo ad un primo articolo pubblicato nel 2013 dalla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America e ricevette un premio dall’Accademia delle Scienze degli USA.

Alla luce dei nuovi risultati, l’auspicio dei ricercatori è «che questo lavoro – conclude Nazzi – contribuisca a chiarire che i processi sono molto più intricati di quanto non si creda. Purtroppo, quando si parla di moria delle api, l’informazione non è sempre bilanciata e l’opinione pubblica è portata a pensare che gli insetticidi siano l’unica causa: essi, invece, sono solo uno dei molti tasselli di un puzzle assai complesso; le cause sono molteplici ed interagiscono tra di loro in modi spesso inattesi».


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