Martedì 23 giugno 2020 alle 12 / LIVE Marianna Accerboni presenterà in diretta Facebook il catalogo della mostra “Il segno rivelatore di Gillo”
Scritto da Davide Macor il 03/06/2020
Martedì 23 giugno alle 12 Marianna Accerboni, dalla Sala conferenze della Biblioteca statale Stelio Crise di Trieste, in diretta sul suo profilo facebook presenterà il catalogo della mostra “Il segno rivelatore di Gillo”, chiusa anticipatamente per emergenza sanitaria.
La pubblicazione, che propone opere, documenti e testi, tra cui molti inediti, esce in occasione del 110° anniversario del compleanno di Gillo Dorfles (Trieste 1910 – Milano 2.3.2018) e sarà introdotta, oltre che da Accerboni, dalla direttrice della Biblioteca Francesca Richetti e dal presidente del Rotary Club Trieste Alto Adriatico Giancarlo Cortellino.
Il video della presentazione rimarrà visibile sul profilo facebook di Accerboni e sarà inserito nel suo sito http://www.mariannaaccerboni.c
e sul suo canale YouTube: https://www.youtube.com/user/M
Il catalogo, ideato e curato, così come la mostra, da Marianna Accerboni, e promosso dall’Associazione culturale Gillo Dorfles, è realizzato grazie al contributo della Fondazione CRTrieste e del Rotary Club Trieste Alto Adriatico.
La pubblicazione rappresenta, in sintesi, lo specchio della rassegna ma propone anche delle novità. In apertura del volume sono presenti infatti un testo critico della curatrice, che compone un ritratto inedito in cui Dorfles viene ricordato sia come uomo che come artista poliedrico e originale, con particolare riferimento al disegno, elemento fondamentale della sua creatività, che Accerboni definisce “disegno pittorico”. Scendendo nel dettaglio, l’autrice ricorda per esempio la frequentazione del critico, – come lo stesso Dorfles le raccontò – assieme al gallerista triestino Leo Castelli, grande amico di gioventù, della Cedar Tavern, un bar ristorante di New York City, dove si ritrovavano, al margine orientale del Greenwich Village, scrittori e artisti dell’avanguardia più avanzata. E, quale riferimento culturale, compare anche il Black Mountain College nella Carolina del Nord, importante incubatore della sperimentazione americana ed europea più coraggiosa. Espressa in quella sede tra il
1933 e il 1957 anche attraverso il concetto innovatore dell’interdisciplinarietà delle arti, di cui furono protagonisti, tra gli altri, compositori d’avanguardia come John Cage, pittori come Robert Rauschenberg e coreografi rivoluzionari come Merce Cunningham.
Segue un’intervista inedita della nipote Giorgetta Dorfles allo zio, raccolta nel 2017, in cui vengono ripercorsi la vita e i diversi step di esperienze e approfondimento intellettuale e artistico che condussero via via Dorfles alla creazione del proprio linguaggio filosofico e artistico, singolare e innovatore. Tra questi passaggi, vanno ricordati in particolare l’interesse per le teorie di Rudolf Steiner, padre dell’antroposofia, che Gillo condivideva con la madre, e l’influenza di queste sulla sua arte; l’attività pittorica e la creazione negli anni Quaranta delle prime ceramiche nella sua proprietà di Lajatico nel Volterrano, dove si era rifugiato con la famiglia durante la seconda Guerra mondiale; le motivazioni e il significato della laurea in medicina con specializzazione in psichiatria, la sua esperienza nell’ambiente manicomiale di Trieste e il rapporto tra arte e psichiatria.
Nel corso dello studio preparatorio per il catalogo è inoltre emerso un nuovo documento, che va ad aggiungersi ai numerosi inediti ritrovati dalla curatrice in occasione della rassegna. Accerboni ha infatti scoperto, tra gli altri, un curioso libretto in versi, intitolato “Le laudi tergestine. Elogio poetico di 60 personalità del gran mondo triestino”, pubblicato a Trieste dopo il 1925 dalla Tipografia Vittorio Valentincig. In queste pagine l’autore, che si firma Cirillo Menapio, pseudonimo di Piero Lustig, dedica un sapido ritratto in rime al giovane Doerfles (come all’epoca si scriveva il suo nome), che già allora si palesava sospeso tra profondità di pensiero e un pizzico di mondanità. Per inciso Lustig fu marito della pittrice praghese Felicita Frai e grande amico di Leonor Fini e di Dorfles nonché pittore di una certa qualità, del quale Gillo si occupò sul piano critico. Le rime dedicate da Lustig all’amico Dorfles, ci introducono al mondo scanzonato ma molto colto e avanzato della
Trieste fra gli anni Venti e Trenta, in cui il giovane Dorfles si era formato a contatto con personaggi quali Svevo, Saba, Leo Castelli, la stessa Fini, Bobi Bazlen…
Nelle rime di Menapio-Lustig s’intravvedono già le poliedriche attitudini di Gillo, testimoniate in catalogo da quattro sezioni: una dedicata al disegno, una al design, tra le sue attività meno note, una a documenti e foto rari e/o inediti e l’ultima a una selezione di artisti del Friuli Venezia Giulia di cui si era occupato.
La sezione dedicata al disegno propone una ventina di bozzetti inediti di animali e personaggi fantastici realizzati alla metà degli anni Cinquanta per i nipoti Piero e Giorgetta e, in una sorta di antologica, l’evoluzione dagli anni Trenta al 2016 del suo segno, declinato in bianco e nero o percorso da un cromatismo originale e acceso; una seconda sezione ci parla del suo raffinato design per tessuti, tappeti, arazzi, manifesti pubblicitari e servizi da caffè. E, oltre a questi, il libro pubblica mosaici, etichette per vini e un gioiello, disegnati da Dorfles e mai esposti. Inediti emersi, insieme ad altri, nel corso della preparazione della rassegna avvenuta nella casa studio milanese del grande intellettuale artista, da cui proviene la maggior parte delle opere e dei materiali in mostra e che oggi è sede dell’Associazione che porta il suo nome.
In catalogo è presente anche una selezione dei documenti esposti in mostra, tra cui molti inediti: tra questi, una delle 5 lettere scritte nel 1928, ’20 e ’30 a Gillo (esposte in mostra) dall’amico pittore Arturo Nathan; una delle lettere (anche queste esposte in mostra) molto accese della figlia di Svevo, Letizia Fonda Savio, e della zia materna di lei e cognata di Svevo, Dora Oberti di Valnera Veneziani, al direttore de La Lettura del Corriere d’Informazione, scandalizzate perché Gillo in un suo articolo del ’46 (esposto in mostra e pubblicato in catalogo) aveva appellato, tra altre osservazioni poco simpatiche, la Villa Veneziani, dove Svevo visse con la famiglia della moglie Livia, come il “patibolo borghese” dello scrittore. Compaiono anche due edizioni del giornale L’Italia letteraria del 1930 con la pubblicazione dei primi articoli di critica di un Dorfles appena ventenne, su uno dei quali è vergato un suo appunto autografo diretto a Nathan: “Che gliene pare della mia critica?”; e
poi, tra gli altri, un testo originale battuto a macchina, corretto a mano e firmato, intitolato “Le mode e le patrie” del ’79, in cui Gillo riflette sulla moda austriaca e italiana e sull’eleganza americana (jeans compresi). Anche le foto inedite testimoniano una vita d’eccezione, svolta a livello internazionale, e lo ritraggono accanto, tra gli altri, al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano mentre riceve un’onorificenza, con il grande gallerista Leo Castelli, con Luigi Einaudi, con il tenore Andrea Bocelli.
La quarta sezione sottolinea infine il legame di Dorfles con l’arte della sua città d’origine, Trieste, e della Regione Friuli Venezia Giulia, attraverso l’esposizione dei lavori di oltre una decina di pittori e scultori di cui Dorfles si era occupato, tra cui Leonor Fini, Arturo Nathan e Getullio Alviani, affiancando all’opera di ogni autore un suo testo critico.