L’album di The Peripheries è “Mechanical Reproductions” (Three Hands Records)
Scritto da Davide Macor il 13/03/2025
The Peripheries annunciano l’uscita del loro primo album, Mechanical Reproductions, per l’etichetta Three Hands Records, mettendo in mostra la loro tipica combinazione di melodie e ritmi influenzati dall’epoca post-punk, come Colder than your smile e Murmansk. L’album comprende brani dalle sonorità eterogenee, come il duetto per pianoforte e voce, A shadow passing over, il dreampop illuminato di Mr Xanax e l’epico minimal-goth di Jurmala.
Mechanical Reproductions segna l’arrivo dei Peripheries sulla scena alternativa con un manifesto musicale che ravviva il significato autentico della new wave. Insistendo sulla presenza fisica sul campo, il gruppo mette in primo piano melodie memorabili e composizioni raffinate che smorzano il massimalismo riduttivo della darkwave. Imprevedibili e eclettici, The Peripheries offrono un’alternativa liberatoria alla tirannia del techno-feudalismo.
BIO
La formazione: Claudio ‘Udo’ Bianconi (basso), John ‘Arnar’ Johnson (chitarra, tastiera, voce), Sabina ‘Morgana’ Morgagni (batteria), Carlo ‘Wiz’ Rossi(voce), Flaminia Samperi (tastiere, voce).
I brani sono frutto della fantasia di John Johnson, alias Arnar Arvesson, già chitarra e voce della formazione inglese “Cody”, tre album alle spalle con la casa discografica londinese Shinkansen (erede della mitica Sarah Records).
The Peripheries suonano una New Wave non nostalgica, influenzata dal ‘Dark’ classico dei primi anni ’80 (The Cure di Faith e Pornography, Joy Division, i Human League di Being Boiled, Numan, Sisters of Mercy, Bauhaus e Siouxsie). Composizioni accessibili con accenni agli sperimentalismi della scena alternative: dal Shoegaze classico dei Cocteau Twins, dall’electro-dance degli LCD Soundsystem al rumorismo dei Swans e la nitidezza digitale degli XX, fino alla Darkwave post-sovietica dei Molčat Doma, abbinate a una produzione iper-contemporanea.
Queste influenze poliedriche confluiscono in un repertorio di earworms avvincenti come Pigalle o Ceuta e brani commoventi come Pesach e Jūrmala, canzoni capaci di far ballare, cantare e riflettere, a volte nello stesso istante.
Guida alle tracce
- LODESTAR
Synth che scotta e un basso che sovrasta un ritmo incalzante. Una melodia virale che trascina fino a un finale di assordante rumore bianco. Seguite la Lodestar, emblema di prosperità e promessa, protettore delle masse oppresse.
- VIK
Vik non ti ama. Vik non ti amerà mai. Nulla che fa Vik è mai sbagliato.
- MR XANAX
La canzone più ottimista dell’intero repertorio Peripheries, un omaggio in chiave maggiore alla forza palliativa della musica stessa. Il senso di isolamento e l’ansia vengono asfaltati da un contrappunto di armonie, colori e melodie.
- PIGALLE
Una storia nota. Un ragazzo inglese incontra una ragazza francese in una fredda soffitta parigina, il ragazzo si innamora, la ragazza invece lo vuole solo amare in un modo del tutto insolito.
- MURMANSK
A noi piace la descrizione fornita da Earmilk: “un capolavoro”, ha detto. Come non essere d’accordo?
- COLDER THAN YOUR SMILE
La prima onda che si infranse. Non servono altre spiegazioni.
- A SHADOW PASSING OVER
La Pesach che non ti aspetti. Un pianoforte delicato, scintillante, una sola voce, spoglia, esposta.
Senza chitarra, senza effetti, senza vie di fuga.
- SNOW
Il testo che fruttò il nostro slogan preferito. Come il protagonista di questo trip-hop arabeggiante, ispirato al romanzo omonimo di Pamuk, we won’t save the world (“noi non salveremo il mondo”).
- OAXACA
Una canzone che parla di immigrazione, del vissuto umano immerso in culture nuove, permeata da un senso di alterità e di collasso imminente. Con una simpatica melodia. Si cammina a stento verso il suo messaggio ottimistico. “Fill your lungs with other worlds” (“riempi i tuoi polmoni di altri mondi”).
- JURMALA
Non c’è un primo album senza una canzone di chiusura epica. Ed ecco la nostra. Jūrmala ti porterà in luoghi nuovi e ti lascerà sul bordo strada a ripetere fino all’esaurimento “step onto the white line”.