Il Concerto Libero della Rockstar Caparezza
Scritto da Alessandro Sasha Flora il 11/07/2018
“La Libertà non esiste. Ogni volta che cerchiamo la libertà e per tutta la vita la inseguiamo, quando la stiamo per prendere diventa una gabbia.”
Inizia così il concerto di Caparezza in Piazza Grande a Palmanova, riempita da 4 mila persone per questo primo concerto della rassegna Onde Mediterranee. Fin dalle due del pomeriggio, i fan più arditi del rapper pugliese hanno atteso l’entrata in piazza da Borgo Aquileia per raggiungere l’agognata prima fila. Il concerto di Caparezza, che rientra nel “Prisoner 709 Tour” si propone come continuazione della parte invernale che, come il rapper spiega dopo i saluti di rito, raccontava la storia di questi prigionieri guardati a vista, come in una prigione, da parte di alcune guardie antropomorfe con la testa di volatile. Al termine della tournée invernale, i prigionieri si ribellavano ai loro aguzzini e riacquistavano la libertà. Libertà che è appunto vista come una liberazione dalla prigionia del corpo e delle debolezze umane. Questo messaggio è stato declinato durante tutto il concerto in modi diversi da canzoni scelte ad hoc.
Lo show si è aperto con due pezzi dal nuovo album “Prisoner 709” (“Infinto” e “Prisoner 709”) e con l’ormai classica “Argenti Vive”, accolta con un boato dal pubblico e dedicata al personaggio Dantesco di Filippo Argenti che, collocato da Dante tra i violenti, risponde con questa canzone heavy metal al Sommo Poeta. Si giunge alla prima canzone che esprime il concetto di libertà come prigionia e più in particolare come prigionia del corpo: “La mia parte Intollerante”, primo recupero “old” della serata dal vasto repertorio dell’artista pugliese. La canzone, che purtroppo è ancora oggi attuale, racconta il periodo scolastico dell’autore “bullizzato” da ragazzi fisicamente più prestanti di lui, ma dalla cultura intellettuale inferiore. Dalla prigionia del fisico si passa alla prigionia di un suono con “Larsen”. Anche questa è una canzone autobiografica ispirata proprio dal male che affligge il cantante: l’acufene, un fischio continuo e molto fastidioso all’orecchio, dovuto molto spesso all’esposizione a volumi alti. Al termine del brano, il cantante racconta che tutti i tentativi di curare questo disturbo sono risultati vani e l’abbiano portato alla depressione e persino all’idea di rivolgersi a San Michele. Questo evento è pretesto per introdurre una coppia di canzoni dedicate alla religione e al suo rapporto con essa: “Sono il tuo Sogno Eretico” e “Confusianesimo”, alle quali segue il super classico “Vengo dalla Luna” con l’intera piazza di Palmanova che balla, salta e canta a squarciagola. Si ritorna all’idea di prigionia con uno dei prigionieri per eccellenza: il toro nell’arena della Corrida. “Dalla parte del Toro” prende le difese dell’animale cornuto che si ribella e conquista finalmente la sua libertà incornando il matador. Siamo giunti al momento più intimo del concerto, dove il rapper pugliese apre la sua anima con probabilmente le due canzoni più profonde, ma allo stesso tempo le più dirette del suo repertorio: “China Town” e “Una Chiave”. Quest’ultima in particolare è un discorso di Caparezza adulto ad un ipotetico se stesso bambino al quale viene detto di non mollare, continuare a perseguire i propri sogni e non lasciarsi abbattere dai fallimenti.
Dopo un breve “stacchetto” da parte dei ballerini che hanno accompagnato finora Caparezza nelle sue scenografie, il concerto prosegue con la più grande sorpresa della serata (forse ovvia, visto l’anniversario che cade quest’anno) “La rivoluzione del sessintutto”. Questo brano racconta di come 50 anni fa nel 1968, i nostri genitori si sono presi la libertà di scendere in strada a protestare contro la società patriarcale e di come purtroppo quei valori ad oggi sono andati perduti. Questo concetto viene rinforzato anche nel pezzo seguente “L’uomo che Premette” che racconta di come al giorno d’oggi la società si nasconda sotto un velo di tolleranza, per poi cambiare improvvisamente fazione al primo servizio televisivo di turno. Da questo momento in poi il concerto diventa una festa e con “Goodbye Malinconia” parte la sequenza di hit che hanno caratterizzato la carriera di Caparezza. Ed ecco qui nell’ordine “Vieni a Ballare in Puglia”, “Non me lo Posso Permettere”, “Abiura di Me” (introdotta da un breve siparietto in cui Caparezza e il cantante Diego Perrone giocano a un flipper gigante) e infine la nuovissima “Ti Fa Stare Bene”, simbolo della libertà di fare ciò che ci piace e ci rende felici.
Ma il concerto non è ancora finito. Tra i lampi che preannunciano un temporale che poi non avrà luogo, il rapper pugliese ritorna sul palco per gli ultimi tre pezzi: “Il testo che avrei voluto scrivere” e le immancabili “Fuori dal Tunnel” e “Mica Van Gogh”.
Ma lo show non è stato solo concetti e musica. A rendere il tutto più completo, si è esibito sul palco un gruppo di ballerini (prima assoluta nelle tournée dell’artista pugliese) che ha accompagnato fuori e dentro il palco le scenografie sopra le righe a cui il rapper pugliese ci ha abituato. Da una grossa serratura a una barca di carta, da una lavatrice con le ali a una scopa gigante con la quale Caparezza viene elevato e fatto volare “come fan le streghe”.
Per me era la terza volta che partecipavo a un live del rapper pugliese in tre tournée differenti. Rispetto agli show precedenti ho notato una maggiore libertà di sperimentazione e un deciso tentativo (riuscito) di alzare l’asticella della produzione dal vivo. Il concerto a Palmanova, seppur non il mio preferito tra quelli che ho visto, ha avuto la forza di dimostrare che Caparezza non è soltanto un semplice rapper che è riuscito a trovare la strada del successo, ma qualcosa di più. Sa tenere in mano da vera rockstar il suo pubblico con canzoni non di facile accesso, uno show preciso al millimetro e una produzione musicale (e non) rigorosamente dal vivo, senza playback né basi, fidandosi di tutti i suoi musicisti, ballerini e operatori di palco. Una rockstar che nonostante un concerto di due ore abbondanti e una nuova data del tour due giorni dopo, si è fermato per circa un’ora a firmare autografi e scattare foto con tutti gli oltre 150 fan che lo avevano atteso al termine del concerto.
In un mondo in cui stiamo perdendo tutti i nostri idoli musicali uno dopo l’altro, Caparezza è probabilmente la rockstar in grado di prendere in mano questa pesante eredità e portarla avanti per le generazioni a venire.
Al termine dell’articolo trovare la nostra Photogallery con le foto di Alessandro Flora e Francesca Cucignatto.
TRACKLIST:
“Prisoner 709 Tour”
Infinto
Prisoner 709
Argenti Vive
La mia parte Intollerante
Larsen
Sono il tuo sono Eretico
Confusianesimo
Vengo dalla Luna
Dalla parte del toro
China Town
Una Chiave
Prosopagno Sia!
La rivoluzione del Sessintutto
L’uomo che premette
Goodbye Malinconia
Vieni a ballare in Puglia
Non me lo posso Permettere
Abiura di Me
Ti fa Stare Bene
Encore:
Il testo che avrei voluto scrivere
Fuori dal Tunnel
Mica Van Gogh
LA BAND
CAPAREZZA – Voce
DIEGO PERRONE – Voce e Cori
ALFREDO FERRERO – Chitarra
GIOVANNI ASTORINO – Basso
GAETANO CAMPOREALE – Tastiera
RINO CORRIERI – Batteria