Gabrovec, riaprire gradualmente anche il confine italo – sloveno
Scritto da Davide Macor il 30/04/2020
“Grazie ai dati confortanti emersi in merito al contenimento dell’epidemia da coronavirus, la Slovenia sta già allentando ulteriormente le misure che avevano limitato il movimento dei cittadini e le attività economiche. Inoltre, si starebbe anche riflettendo sulla possibilità di riaprire gradualmente i confini con alcuni Stati contigui”. Lo afferma in una nota il consigliere regionale della Slovenska skupnost, Igor Gabrovec, sottolineando anche come “le statistiche sul contagio in regione indichino una situazione sostanzialmente sotto controllo. Anche se non va abbassata la guardia”. “Fondamentali – aggiunge il rappresentante della Ssk – le quotidiane misure di distanziamento individuale, l’uso delle mascherine e la frequente disinfezione delle mani, che sembrano aver attecchito nelle normali abitudini di ciascuno di noi. Da qui, la sempre più marcata necessità di intraprendere una graduale normalizzazione della vita quotidiana con la riapertura in sicurezza dei luoghi di aggregazione, delle attività produttive, dei negozi ancora chiusi, di parrucchieri e barbieri, delle scuole e delle strutture ricreative”. “Non meno importante – prosegue Gabrovec – è la riapertura, anche in questo caso graduale e accompagnata da appropriate misure di controllo, del confine con la Slovenia. A partire dai valichi secondari, al momento quasi ovunque chiusi anche per i lavoratori transfrontalieri. Un appello che mi sento di rivolgere al Governo italiano e a quello sloveno, ma che rispecchia certamente le richieste espresse anche da altri territori. Il superamento dei confini, segnato dagli accordi di Schengen, ci ha abituati a vivere l’Europa come una ‘casa comune’. La fase più acuta della pandemia ci ha costretti, invece, a richiuderci nelle nostre case: sia come nuclei familiari che come singoli Stati”. “Riacquisire la possibilità di movimento anche oltre il confine che avevamo cancellato con il passare degli anni – conclude – rappresenterebbe un passo importante, anche sotto il profilo psicologico, verso una vera normalizzazione. Potremmo interpretarlo come un segno di reciproca fiducia”.