Esce RISTRUTTURAZIONI, il nuovo album della romana AGNESE VALLE
Scritto da Davide Macor il 09/11/2020
“Ciò che si lascia andare, ciò che invece si trattiene.
Uno sguardo al circostante, la costruzione
di un edificio complesso.
Quel che si incontra, l’inciampo
Che spezza il passo e dà nuovo ritmo
al lento incedere.
Quel che ero, quella che sono”.
E’ la storia di un cambiamento, del rinnovamento di un edificio complesso come quello dell’essere umano, che, conservando le sue fondamenta, tenta di dare una nuova forma allo spazio da abitare nel suo presente. Così qualcosa si conserverà, qualcosa andrà buttato, altro sarà semplicemente restaurato per tornare a nuova vita. E’ RISTRUTTURAZIONI (etichetta Maremmano Records, distribuzione fisica e digitale Ird), il nuovo album della cantautrice e clarinettista romana Agnese Valle : un costante dialogo tra la dimensione interiore e il fuori da sé, un’alternanza tra buio e luce, poiché ogni cambiamento, seppur migliorativo, prevede un momento di paralisi e poi di spavento, prima della risoluzione.
RISTRUTTURAZIONI è il terzo album dell’artista romana. Qui, anche grazie alla produzione artistica di Pasquale Citera, la “sua” canzone d’autrice si arricchisce di nuove sonorità elettroniche, preservando comunque l’articolarsi della melodia su una tessitura armonica e il “peso specifico della parola”.
Non è un concept album, ma è così che RISTRUTTURAZIONI vuole essere trattato: le tracce, nella sequenza in cui sono state disposte, seguono un vero e proprio racconto. Il disco si apre e si chiude con due ballad che rappresentano, appunto, l’inizio e la fine di un percorso: da una prima presa di coscienza (Palmo su palmo) ad un epilogo che pronuncia una formula per la sopravvivenza felice, ovvero quello di “vivere nel presente” con Scivola.
Tra la partenza e il traguardo si accusano e schivano colpi, si passa attraverso un cortocircuito sociale e quindi interiore (Cortocircuito), si sopravvive, poi crolla il tetto (Come la punta del mio dito) e si sposta il punto d’osservazione; ci si affaccia quindi da una stanza a cielo aperto e si chiede aiuto per poter rifiorire (Cactus). Si ricomincia a viaggiare per il mondo, si va a curiosare nei posti più “ambiti” scoprendo anche lì storie di decadenza morale e di costume, in corsa verso un’inevitabile data di scadenza (Al banchetto dei potenti). La terra comincia a tremare, si spara al Bataclan e si urla per le vie di Nizza (La terra sbatte). Disorientati e immobili come un orologio rotto (Di carne e di pietra) si fanno i conti con la morte e con il distacco (L’ultima lettera dell’astronauta); la claustrofobia (Fame d’aria) lascia il posto all’aria nuova che entra dalle finestre aperte (Ventilazione) e una nuova luce che illumina un percorso seppur controcorrente (Il tonno). Alla fine l’unica certezza tra passato e futuro è vivere il presente (Scivola).
La narrazione di RISTRUTTURAZIONI è accompagnata da un progetto artistico-fotografico firmato da Giorgia Tino, con la quale per molti mesi si è studiato un immaginario che riuscisse a sintetizzare il mondo sonoro dell’album. A cucire insieme il tutto è stata Giulia Valle, che ha realizzato l’artwork dell’album, i videoclip e l’intera comunicazione grafica correlata al progetto. “Nelle RISTRUTTURAZIONI – racconta Agnese – due sono le categorie di oggetti a salvarsi dalla rottamazione: quelli necessari e quelli belli. Di necessario esiste ben poco, e la sorte del disco fisico è attualmente a rischio. Ecco perché ho pensato che questo terzo album dovesse necessariamente essere bello”.
L’album contiene brani già usciti come singoli, che hanno ottenuto riconoscimenti di rilievo: “Come la punta del mio dito”, scritto con Pino Marino, ha vinto il Premio Panseri ed è stato finalista nelle Targhe Tenco come miglior canzone; “La terra sbatte” si è aggiudicata il Premio della critica Amnesty International emergenti di Voci per la libertà.
IL RACCONTO FOTOGRAFICO (di Agnese Valle)
Foto 1: “Il passaggio non è dei più semplici, la fioritura prima o poi ci sarà, anche in assenza d’acqua e tra le spine, ma prevede un lavoro, una fatica, quella di sovvertire un equilibrio precario ma comodo poiché conosciuto. Ogni cambiamento, seppur migliorativo, prevede un momento di paralisi, poi di spavento. Un vaso crolla sulla mia testa ma il cactus nel vaso continua a guardare il cielo”.
Foto 2: “Qui si riprende l’andamento cronologico di questi quadri disposti come in un’esposizione. Adesso il telo che in copertina mi avvolge sulla scala, viene spiegato e utilizzato per raccogliere le macerie, e lasciare andare. Il mio percorso continua verso la rinascita, in avanti, uscendo dal disco e trascinando il telo dietro me”.