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Ecomuseo e università

Scritto da il 12/05/2021

Consideriamo gli ecomusei, la grande famiglia di cui facciamo parte, realtà anomale, irregolari, di difficile collocazione nel campo della conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale. Prediligono il patrimonio vivente, popolare, che segna in profondità le comunità in cui operano. Forse è per questa loro originalità che negli ultimi tempi sono stati oggetto di analisi e di studi, accompagnati dall’interesse sempre maggiore del mondo accademico. I progetti che promuovono sono spesso poco convenzionali e dunque portatori di un approccio nuovo che sollecita attenzione. E, si badi bene, si tratta di progetti ancorati al territorio, trasversali come diverse sono le discipline che si stanno occupando di loro.

Dunque, non è un caso che tre università abbiano dimostrato interesse per i progetti dell’Ecomuseo delle Acque. Proprio oggi gli studenti del corso di Geografia nell’ambito del Corso di laurea triennale in Lettere moderne all’Università di Padova, docente il prof. Mauro Varotto, assisteranno alla proiezione del documentario Latte nostro di Michele Trentini sulle latterie turnarie di Campolessi e Peio, sostenute dagli ecomusei attivi sui due territori. Sempre oggi, alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Sapienza di Roma, la dott. Roberta Tucci interverrà in una lezione del prof. Gianfranco Spitilli per parlare delle attività di interesse demoetnoantropologico dell’Ecomuseo. E all’Università di Torino, Dipartimento di Scienze agrarie, forestali e alimentari, il prof. Luca Battaglini ha presentato ai suoi studenti la Carta dei princìpi delle latterie turnarie, elaborata dall’Ecomuseo e Slow Food Italia con modalità partecipative. È l’attestazione che il lavoro svolto ha colto nel segno.

«Il patrimonio vivente è quanto trasforma una collettività in una comunità» (Michel Melot).

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