Conosciamo meglio Claudia Cantisani e la sua “Sabrina sul petrolio” | EFFE RADIO

Conosciamo meglio Claudia Cantisani e la sua “Sabrina sul petrolio”

Scritto da il 28/04/2023

Dal garage club di paese dove ha imparato a “vivere, ad ascoltare e a suonare la musica”, che ha ispirato il brano Virus93, al Blue Note Milano ( parte del network Blue Note, insieme- tra gli altri- allo storico Blue Note Jazz Club del Greenwich Village di New York), dove Claudia si esibirà il prossimo 23 aprile, accompagnata da un variegato ensemble di musicisti. 

E’ una che ce l’ha fatta, Claudia Cantisani, vocalist e compositrice, laziale di nascita ma lucana d’adozione, una intensa attività concertistica e ben tre album (uno più bello dell’altro) all’attivo.

Nell’ultimo, “Sabrina sul petrolio”, edito da La Stanza Nascosta Records, un duetto con Alessandro Haber, title- track del progetto che vede Claudia affiancata da un autentico istrione, geniale caratterista e interprete carismatico ( non a caso Francesco De Gregori scrisse per lui “La valigia dell’attore”) e collaborazioni con Andrea Agresti e Sergio Caputo.

Caputo, faro assoluto nella produzione artistica di Cantisani, suona la chitarra nella rilettura che l’artista dà di “Blu elettrico”; uno dei brani più belli di un album che, nelle sonorità e nelle tematiche, sembra essere tutto caputiano. Una forte affinità artistica lega Cantisani a Caputo: simile è la fusione di jazz/pop, melodia catchy, ricerca lessicale e guizzo ironico.

Ogni tanto uno scenario surreale ci viene in soccorso (si ascolti Fredaster, in duetto con la “Iena” Andrea Agresti), ci aiuta a sorridere sulle piccole e grandi nevrosi quotidiane. 

Superba l’interpretazione dell’agrodolce “Fragole e rum”di Del Vecchio/Lofrano, che racconta la fine di un amore ma, in fondo, lascia in bocca un sapore semi-zuccheroso, promessa di una qualche felicità.

Non c’è dramma nell’universo artistico di Cantisani- Del Vecchio (coautore e arrangiatore dei brani), piuttosto regna incontrastata una benefica tendenza alla sdrammatizzazione, tra accenti languidi, vezzo nostalgico e un soffio benevolo- quasi uno spiritello magico- che pare accarezzare le loro canzoni. Il loro sguardo (quasi sempre benevolo) spia dall’occhio della serratura e traduce in musica vecchie storie, sottraendole all’oblio del tempo; un racconto che si fa amichevole e preziosa confidenza, cullata dalla voce miracolosa di Cantisani- da carpire e custodire gelosamente. 

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