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Chiesette storiche del Gemonese

Scritto da il 03/02/2021

Il Lunari che l’Ecomuseo delle Acque propone da più di un decennio, si ripromette di dare concreta visibilità al patrimonio vivo, popolare, presente sul territorio. L’edizione del 2021 è dedicata alle chiesette storiche del Gemonese, di cui le immagini di Graziano Soravito colgono l’essenza: tutte, indistintamente, manifestano un’armonia e una compostezza che il tempo non è riuscito a cancellare, nonostante i rifacimenti e gli ampliamenti intervenuti nei secoli. Sorte spesso per devozione o per scioglimento di un voto collettivo o individuale, sono state espressioni formali della religiosità profonda che permeava le comunità rurali.

Le immagini del lunario, riconducibili ai mesi dell’anno con qualche aggiunta, avrebbero potuto comprendere anche altre chiesette: la scelta non è stata facile, alla fine ci si è orientati verso un’equa distribuzione degli edifici tra i comuni che fanno parte dell’Ecomuseo, richiamando l’attenzione in particolare sulle chiesette meno conosciute. È emerso un mosaico di microstorie profondamente ancorate ai paesi: c’è la chiesa colpita da un macigno nel 1976 poi incorporato nell’edificio (San Giacomo a Osoppo), quella ricostruita dopo il terremoto vicino al Canale Ledra che ne spiega la dedicazione (Madonna delle Acque ad Andreuzza di Buja), quell’altra eretta su un poggio in corrispondenza di una necropoli longobarda (San Silvestro a San Salvatore di Majano). Tanti santi per piccoli edifici di grande suggestione.

«Anche nel Gemonese le chiesette a carattere votivo si presentano come costruzioni di modeste dimensioni, con poche pretese stilistiche ed estetiche, il più delle volte legate a uno schema fisso: orientamento est-ovest, muratura in pezzame di pietra con tetto a capanna, aula unica a pianta rettangolare e presbiterio spesso non distinguibile dall’esterno, travi della copertura in legno a vista, campaniletto a vela sul colmo, talvolta un piccolo portico antistante la facciata. Sono edifici che di solito si collocano in aperta campagna, distanti dalla chiesa parrocchiale di cui sono semplici filiali, lungo le strade dirette ai centri abitati, magari in corrispondenza dei crocicchi. Quando sono state erette all’interno delle borgate, hanno qualificato con il loro inserimento il tessuto urbano circostante».

Graziano Soravito, fotografo professionista, da tempo rivolge i suoi scatti ai paesaggi e alle persone del suo territorio, ma ha pure documentato il terremoto e le varie fasi della ricostruzione; del castello di Gemona ha fissato per immagini tutta la trafila dell’intervento di restauro. È autore di libri (“Invito a Gemona”, “Vito d’Asio e la Val d’Arzino”, “Paesaggi della memoria”) e mostre fotografiche (l’ultima ha riguardato i muri in pietra a secco del Gemonese). Collabora con l’Ecomuseo di cui cura annualmente i “lunari”, affrontando temi diversi: le acque, le case tradizionali, le uccellande, gli opifici idraulici, i muri in pietra, i geositi…


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