Arpa, nel 2020 più polveri ma meno ozono
Scritto da Davide Macor il 01/01/2021
Luci ed ombre nel 2020 per quanto riguarda la qualità dell’aria in Friuli Venezia Giulia. Da un lato le stazioni di misura di Arpa hanno rilevato un leggero aumento delle polveri sottili, dovuto anche ad alcuni periodi dell’anno caratterizzati da forte ristagno atmosferico; dall’altro lato una sensibile riduzione dell’ozono. Segnali apparentemente contrapposti, che lasciano tuttavia intravvedere alcuni effetti positivi delle azioni intraprese per contrastare i cambiamenti climatici nel contesto di uno sviluppo sostenibile.
Per quanto riguarda le polveri sottili, il 2020 ha visto, infatti, un maggior numero di superamenti dei limiti di legge sulle concentrazioni medie giornaliere di PM10 rispetto agli anni che lo hanno preceduto (2018 e 2019), ma in linea con i superamenti osservati nel 2016 e 2017.
Nulla di nuovo per quanto riguarda le aree maggiormente interessate dai superamenti delle soglie ammesse: la fascia a confine con il Veneto e la bassa pianura friulana; meno interessate dalle polveri la zona montana, Trieste e l’Isontino.
Il maggior numero di superamenti del limite del PM10 si è manifestato nei primi mesi del 2020, quando frequenti periodi di ristagno atmosferico hanno portato a prolungate serie di giorni con concentrazioni delle polveri oltre le soglie ammesse. Nell’ultima parte dell’anno si sono verificate invece condizioni di minor ristagno per la presenza di frequenti perturbazioni. In particolare, il mese di dicembre, tipicamente caratterizzato da prolungati periodi di ristagno, ha presentato un comportamento più autunnale che invernale. Questo andamento, se confermato nel futuro, potrebbe essere un’evidenza positiva degli effetti dei cambiamenti climatici sulla qualità dell’aria.
Dal punto di vista dell’ozono, invece, il 2020 è stato un anno decisamente migliore rispetto al quinquennio precedente (2015-2019), con un numero contenuto di superamenti della soglia giornaliera di 120 microgrammi/m3 (calcolata come media su otto ore consecutive) che hanno interessato soprattutto la bassa pianura, la costa e le zone orientali della nostra regione.
A questa riduzione dell’ozono ha certamente contribuito il minor apporto di radiazione solare registrato in particolare nel mese di giugno. Questa riduzione potrebbe anche essere una prima evidenza dell’inizio dell’efficacia delle politiche di riduzione delle emissioni dei precursori dell’ozono come, ad esempio, i composti organici volatili.
Il contenuto numero di superamenti giornalieri dell’ozono nel 2020 è infatti in linea con un’altra soglia stabilita dalla legge fissata sui valori massimi orari (180 microgrammi/m3 come media oraria) e in generale con una minore entità dei valori massimi di ozono, che oramai da molti anni non si avvicinano più alla soglia di allarme di 240 microgrammi/m3 come invece accadeva nel primo decennio di questo secolo.