Lo Spirito Progressive vive con Steve Hackett a Mirano
Scritto da Alessandro Sasha Flora il 07/07/2018
Quanti di voi a leggere il titolo di questo articolo hanno pensato a un errore di battitura? E invece credo che nemmeno i miranesi si aspettassero l’arrivo di una leggenda della chitarra come Steve Hackett nella loro città. Per chi non lo conoscesse, Steve è stato chitarrista dei Genesis dal 1971 al 1977 per cui ha composto alcuni dei capolavori del genere progressive rock. Dopo essere uscito dal gruppo si è imbarcato in una prolifica carriera solista che ad oggi conta oltre 30 album registrati in studio, senza poi contare gli album in collaborazione con altri musicisti. A fronte della carriera sterminata di questo guitar hero, si potrebbe pensare al classico musicista che ha avuto tutto dalla musica e che ora si limita a portare in giro i grandi classici della sua carriera solista suonati per far contento il pubblico. Invece no, fin dall’arrivo di Hackett sul palco con la sua band, una cosa è certa: il musicista inglese vuole offrire al pubblico uno spettacolo serio e preciso, al termine del quale i fan possano andare via contenti e soddisfatti.
Ed è così che con precisione inglese alle 21:30 le luci si spengono e il chitarrista britannico fa l’ingresso sul palco, assieme alla band, con già indosso la sua fidata Fernandes Les Paul, come a voler dimostrare un legame inscindibile tra lui e la sua chitarra. Inizia quindi lo spettacolo con la title track del disco del 1978 “Please Don’t Touch” che quest’anno compie 40 anni. La prima parte del suo show è dedicata alla carriera solista con i classici “Every Day”, “Icarus Ascending” e “Shadow of the Hierophant“, alternati a tre brani dell’ultimo album “The Night Siren” uscito lo scorso anno. C’è stato spazio anche per un brano dei GTR (progetto, assieme a Steve Howe degli Yes, che ebbe un grosso successo negli USA) datato 1986 intitolato “When The Heart Rules The Mind” in una nuova versione più moderna e cantata dallo stesso Hackett, che invece nella versione originale si limitava al solo lavoro di chitarra.
La seconda parte dello show, che vede l’apporto vocale dell’istrionico cantante Nad Sylvan è legata indissolubilmente al periodo in cui Steve militava nei Genesis. Solitamente vengono eseguiti brani o di cui in quell’anno ricorre l’anniversario della pubblicazione o in quanto amati dal pubblico. Questa sera invece Steve ha voluto stupire i presenti con una selezione avventurosa di alcuni brani, sicuramente noti al pubblico, ma che nessuno si sarebbe aspettato in scaletta. Tant’è che al risuonare nell’aria di “Can you tell me where my country lies…” un boato inaspettato si è levato dalla folla prima che la band iniziasse a suonare il classico “Dancing with the Moonlit Knight”, caratterizzato da uno dei primi esempi di tapping moderno. Segue “One for the Vine” eseguita un tono sotto per via della sua elevata difficoltà vocale. Il concerto è proseguito con la chicca “The Fountain of Salmacis” introdotta da applausi scroscianti per ben due volte a causa di un errore di memoria da parte di Steve che l’ha presentata in anticipo rispetto alla sua regolare posizione in scaletta. Ma il chitarrista britannico si fa perdonare subito suonando una “Firth of Fifth” perfetta in tutta la sua esecuzione e con la sua band che dimostra una solidità e precisione come poche al giorno d’oggi. Degni di nota, nella band del musicista britannico, il bassista Jonas Reingold che durante tutto il concerto ha cambiato 3 tipi di bassi, di cui uno a doppio manico, e occasionalmente ha imbracciato anche la chitarra e il cantante Nad Sylvan, vero e proprio personaggio da palcoscenico che vocalmente ricorda molto Peter Gabriel e questo pare essere stato molto apprezzato dal pubblico. Il concerto è terminato con “The Musical Box” e “Supper’s Ready”, vera e propria suite progressive che dal vivo è stata allungata fino a toccare quasi i 30 minuti di durata. Praticamente solo le ultime quattro canzoni (Salmacis, Firth, Musical Box e Supper’s) hanno occupato un’ora di musica delle due ore e mezza di show; è un lato negativo? No, anzi è stato proprio quello che ha reso la serata ancora più unica, terminata con un bis formato da un medley di “Slogans” (pezzo solista di Hackett) e Los Endos, canzone che chiude l’album del 1976 dei Genesis “A Trick of the Tail”.
È stato uno show praticamente perfetto se escludiamo alcuni problemi tecnici alla pedaliera del basso subito risolti abilmente tra il primo e il secondo set. Visivamente è stato un concerto spettacolare. Giochi di luce semplici ma di sicuro effetto visuale e musica interamente eseguita dal vivo hanno creato un’esperienza multisensoriale tipica di un concerto progressive rock. Steve d’altro canto ci ha abituato da un paio di anni a questo tipo di show diviso tra la sua anima innovatrice (riscontrabile nella sua carriera solista) e ciò per cui ancora oggi viene ricordato (la sua appartenenza ai Genesis). Egli riesce a radunare 1500 persone in un paesino come Mirano che è piccolo se consideriamo le altre tappe della tournée italiana di Hackett (Gardone Riviera, Pistoia e Roma), ma che per una sera si è elevato a città della musica progressive. Uscendo dall’area concerti, ho sentito un genitore parlare a suo figlio ventenne così: “Tra i tanti concerti di Steve Hackett che ho visto, questo è stato il migliore”. Se un chitarrista di questo calibro è in grado ancora oggi di creare emozioni del genere, allora vuol dire proprio che il progressive è senza tempo. Trovate la photogallery del concerto a fine articolo (Photo by Alessandro Flora & Marco Del Longo).
TRACKLIST:
“Tour De Force GTR, Solo Gems and Genesis Revisited”
Intro
Please Don’t Touch
Every Day
Behind The Smoke
El Nino
In the Skeleton Gallery
When The Heart Rules The Mind (GTR Cover)
Icarus Ascending
Shadows of The Hierophant (II parte)
—
Dancing with the Moonlit Knight
One For The Vine
Inside And Out
The Fountain of Salmacis
Firth of Fifth
The Musical Box
Supper’s Ready
Encore:
Slogans/Los Endos
LA BAND:
STEVE HACKETT – Chitarra e Voce
NAD SYLVIAN – Voce
ROGER KING – Tastiere
GARY O TOOLE – Batteria
JONAS REINGOLD – Basso e Chitarra
ROB TOWNSEND – Flauto, Sax, Tastiere ecc.