KRIFAL, LA NUOVA PROMESSA DELLA SCENA ITALIANA, TORNA CON “SOLITUDINE”
Scritto da Davide Macor il 27/01/2022
Krifal, tra le più apprezzate e promettenti leve della nuova scena italiana, dopo aver entusiasmato pubblico e critica con il brano “Con Me” – che ha acceso di innovazione e ritmo i palinsesti delle più ambite emittenti radiofoniche italiane -, torna con “Solitudine” (Red Owl Records/Visory Records/Believe Digital), il suo nuovo singolo.
Uno stato emotivo, quello espresso nel testo, che implica ogni cellula dell’essere umano, coinvolgendone l’intera dimensione psicofisica e trascinandolo, istante dopo istante, in un vortice di timori e negative vibes – «la vita è un’onda, ti trascina dentro il mare» -, in una realtà che riflette paure e convinzioni, alimentandole costantemente di apprensione e diffidenza – «il mondo a volte è un po’ stronzo nei confronti di tutti, ti vuol trarre in inganno per far sorgere i dubbi» -.
Una condizione alienante spesso dettata dalla nostra stessa forma mentis, dall’auto sabotaggio che ci ha accompagnati e guidati per anni, portandoci a credere di non essere in grado, né tantomeno meritevoli, di gioia e di amore «quando il diavolo chiama mi fa rovinare quel pensiero di amare» -, come un solo, un unico urlo di disapprovazione capace di coprire e silenziare mille eventuali grida di consenso; una voce sinistra e molesta ma al contempo vicina, conosciuta e familiare, a cui siamo soliti, inconsciamente, prestare maggior attenzione e credito, perché proveniente dall’interno di noi.
Ed è proprio su questo concetto che “Solitudine” punta il focus, invitando all’accettazione di sé stessi, un’accettazione intensa come convivenza con ogni sfumatura del proprio essere, in un faccia a faccia con i propri lati oscuri, le proprie zone d’ombra e le proprie fragilità, perché è solo riconoscendo i frammenti più affilati e taglienti della propria anima che è possibile compiere il primo passo verso l’accoglimento totale di ciò che siamo, in una più ampia e priva di giudizi visione di sé, che sfocia nella consapevolezza della nostra complessa semplicità – «siamo semplici umani» -.
Apripista di un 2022 ricco di novità ed emozioni da regalare non soltanto alla sua agguerritissima fanbase, ma anche ad una community di appassionati di rap e di sonorità innovative e ricercate, “Solitudine” incarna perfettamente la duplicità artistica di Krifal, evidenziando da un lato l’aspetto più malinconico e intimista della sua penna – «quando torno la sera, un po’ mi sento in down» – e, dall’altro, l’accezione di rivalsa, determinazione e grinta – «pure se ti fa star male, ti servirà come il pane» – che permea ogni release del giovanissimo talento ligure.
Quella di Krifal è una dualità che non si limita ad evidenti antitesi, ma si evince anche all’interno di frasi ed incisi, magistralmente espressa in “Solitudine” nell’emblematica «se ci teniamo le mani, non riusciremo a vivere», volta a designare la sensazione di incapacità nel vivere serenamente una relazione, ma anche e soprattutto, l’impossibilità di condurre un’esistenza piena ed appagante se, per primi, poniamo freni alle nostre inclinazioni.
E sulla scia dell’ambivalenza autorale dell’artista, la creativa maestria del team BFX Moving Sound di Savona ha cucito un abito sonoro punk-rock fresco e accattivante in grado di contrapporsi perfettamente all’atmosfera del pezzo, regalando un prodotto originale che stupisce sin dall’intro – con un’apertura strumentale che rimanda al mood furtivo, quasi in sordina, con cui Krifal si approccia nell’attacco, capace di evidenziare l’esigenza del dolore per la comprensione della felicità, come lo stesso cantautore spiega:
«”Solitudine” racconta uno stato generale, sia fisico che mentale, in cui l’individuo che ne soffre viene attaccato da pensieri negativi, ma ho scelto di abbracciare questo dolore con una produzione punk-rock per non trasmettere negatività, bensì diffondere il messaggio che il dolore è necessario per gioire».
Un viaggio tra rap, rock e punk, un’immersione profonda mente e cuore per affrontare e distinguere la solitudine dall’isolamento e trovare, prima in se stessi e di conseguenza all’esterno, quell’ amico «che se fa male il cuore, lui mi starà vicino».