DRIVE MY CAR – Dal 23 settembre, in 20 sale, il film-evento di Cannes firmato da Hamaguchi | EFFE RADIO

DRIVE MY CAR – Dal 23 settembre, in 20 sale, il film-evento di Cannes firmato da Hamaguchi

Scritto da il 22/09/2021

Kafuku, un attore e regista teatrale che non riesce a superare la perdita della moglie Oto, accetta di dirigere Zio Vanja per un festival di Hiroshima. Lì conosce Misaki, una giovane donna silenziosa incaricata di fargli da autista e di guidare la sua macchina. Viaggio dopo viaggio, superate le reciproche riluttanze, Kafuku e Misaki lasceranno affiorare segreti e confidenze…

Dopo il premio per la miglior sceneggiatura (e gli applausi a scena aperta!) all’ultimo Festival di Cannes, arriva in 20 cinema con la Tucker Film da giovedì 23 settembre Drive My Car di Hamaguchi RyusukeIl regista sarà presente all’Anteo di Milano proprio il 23 settembre, per le Vie del cinema, e all’Europa di Bologna il 24 settembre. Due occasioni davvero preziose per conoscere da vicino l’autore più celebrato del momento, considerato dalla critica «un gigante della scena internazionale».  

In Drive My Car Hamaguchi incontra Murakami, gioca con Cechov e costruisce un’altissima riflessione sul potere del linguaggio, sui labirinti dell’amore, sulla capacità di rapportarci alle altre persone. Drive My Car è un road movie dell’anima, in equilibrio tra vita e rappresentazione, dove le solitudini dei personaggi (un regista, la sua giovane autista, gli attori e le attrici del suo laboratorio teatrale) si sfiorano, si guardano allo specchio, provano a decifrarsi. Drive My Car è una Saab 900 rossa che macina chilometri e pensieri. Drive My Car è un viaggio dentro ogni presente doloroso che cerca un’ipotesi di futuro…

Commenta lo stesso Hamaguchi: «Perché ho voluto girare un film basato sul racconto di Murakami? Perché in Drive My Car le interazioni tra Kafuku e Misaki, i due personaggi principali, avvengono all’interno di un’auto. E questo ha innescato i miei ricordi. Certe conversazioni, conversazioni intime, possono nascere solo all’interno di quello spazio chiuso e in movimento. Un luogo, in realtà un non-luogo, che ci aiuta a scoprire aspetti di noi stessi mai mostrati a nessuno. O pensieri che, prima, non sapevamo esprimere con le parole».


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