Musica: dodici ore per Patrick Zaki
Scritto da Davide Macor il 03/02/2021
Dodici ore di musica per la liberazione di Patrick Zaki: sarà una fitta giornata quella dell’8 febbraio per “Voci X Patrick – Maratona musicale per chiedere la liberazione di Patrick Zaki”, un evento in streaming, dalle 12 alle 24, promosso da Amnesty International Italia, MEI – Meeting delle Etichette Indipendenti e Voci per la libertà.
Oltre 140 sono state le adesioni da parte di artisti delle più svariate sfaccettature musicali per un appuntamento che si preannuncia come la più grande mobilitazione musicale dedicata allo lo studente egiziano dell’Università di Bologna, che è detenuto in carcere come prigioniero di coscienza a causa del suo lavoro per i diritti umani e per le opinioni politiche espresse sui social media.
Tra i nomi noti che parteciperanno all’iniziativa ci saranno Roy Paci, Marina Rei, Grazia di Michele, Pierpaolo Capovilla, Alberto Fortis, Pippo Pollina, Valerio Piccolo e Pino Pecorelli, Lorenzo Lavia e Arianna Mattioli, la Med Free Orkestra, il Parto delle Nuvole Pesanti, Stefano Saletti con Barbara Eramo e Banda Ikona, Maurizio Capone & BangtBungt, Ivan Segreto e tantissimi altri.
Nella maratona musicale, che verrà trasmessa in streaming su numerosi canali grazie a molteplici partner, le performance musicali si alterneranno con interventi degli organizzatori, di giornalisti, attori, istituzioni e amici di Patrick.
Tra le partnership: Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Progetto GEMMA Università di Bologna (al quale lavorava Patrick Zaki), il Comune di Bologna, Free Patrick Zaki (contest di Poster For Tomorrow), la Fondazione Lelio Luttazzi, il Movimento Napoli Capitale, la Scuola di Musica Popolare di Donna Olimpia di Roma; tra i media partner: Radio Popolare, Musplan, Effe Radio, Indieffusione, Noise Symphony, Fly Web Radio, Classic Rock on Air, Radio Elettrica, Indieland e altri ancora.
Ben 12 ore di maratona che vedranno numerosi presentatori alternarsi alla conduzione, sui canali social di Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty, MEI Meeting degli Indipendenti, Amnesty International Italia e di tutti coloro che vorranno condividere.
Questi i link diretti dello streaming:
Facebook – www.facebook.com/564528913596212/posts/3604479502934456/
YouTube – www.youtube.com/watch?v=ujKJoGG829A&ab_channel=VociperlaLibert%C3%A0AssociazioneCulturale
Dicono i promotori: “Crediamo che Patrick Zaki sia un prigioniero di coscienza, detenuto esclusivamente per il suo lavoro per i diritti umani e per le opinioni politiche espresse sui social media. Dedichiamo questa iniziativa a tutti i prigionieri di coscienza che sono stati rapiti, torturati, scomparsi e detenuti illegalmente. E a tutte quelle giovani donne e uomini che viaggiano per il mondo per studiare, ricercare, condividere e costruire una società migliore.”
Cronologia degli eventi
Il 7 febbraio 2020 Patrick Zaki, studente del Master in Studi di genere dell’Università “Alma Mater” di Bologna, è stato fermato all’aeroporto del Cairo, la capitale dell’Egitto.
Dopo diverse ore di sparizione forzata, è ricomparso il giorno dopo di fronte alla Procura della città di Mansura, dove è stato convalidato l’arresto, sulla base di un mandato di cattura contenente le accuse di minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento a manifestazione illegale, sovversione, diffusione di notizie false e propaganda per il terrorismo.
Dopo estenuanti rinvii, le prime due udienze del processo si sono tenute solo a luglio. Nella seconda, il 26 di quel mese, Patrick Zaki ha potuto vedere per la prima volta i suoi avvocati dal 7 marzo. In quell’occasione è apparso visibilmente dimagrito. Il 25 agosto, sempre per la prima volta da marzo, ha potuto avere un breve incontro con sua madre. Il 7 dicembre il giudice della terza sezione del tribunale antiterrorismo del tribunale del Cairo ha annunciato il rinnovo per 45 giorni della custodia cautelare.
Dopo una prima fase di cinque mesi di rinnovi quindicinali ritardati dall’emergenza Covid, per Patrick Zaki è iniziata quella dei prolungamenti di 45 giorni che può protrarsi fino a un tempo massimo di due anni, come previsto dalla legge egiziana. Le accuse a suo carico sono basate su dieci post di un account Facebook che i suoi legali considerano fake, a differenza dei procuratori, ma che hanno configurato i reati di diffusione di notizie false, incitamento alla protesta e istigazione alla violenza e ai crimini terroristici. Reati che gli fanno rischiare fino a 25 anni di carcere. “L’obiettivo della detenzione preventiva prolungata è di consegnare un prigioniero all’oblio. Per questo, è fondamentale che in vista dell’udienza di sabato prossimo, e di quelle che eventualmente seguiranno, non si disperdano l’entusiasmo, l’emozione e la solidarietà dell’ultimo mese e che ognuno continui a fare la sua parte”, ha dichiarato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
Il 19 dicembre Patrick Zaki ha potuto incontrare nuovamente la madre nel carcere di Tora. Le ha detto queste parole: “Sono fisicamente e mentalmente esausto, non ne posso più di stare qui e mi deprimo a ogni tappa dell’anno accademico mentre sono qui invece che con i miei amici a Bologna”.
In questi mesi la famiglia aveva ricevuto da Patrick Zaki solo due brevi lettere a fronte delle almeno 20 che aveva scritto e inviato.