SANREMO 2018 – La prima è andata. Il pagellone!
Scritto da Stefano Pontoni il 07/02/2018
La prima serata del Festival di Sanremo 2018 è stata promossa dal pubblico che ha gradito la conduzione di Michelle Hunziker, la spontaneità di Pierfrancesco Favino e la grande energia di Rosario Fiorello. Il direttore artistico, Claudio Baglioni, ha mantenuto un basso profilo lasciando la scena soprattutto alla Hunziker e presentandosi sul palco del Teatro Ariston per fare quello che sa fare meglio ovvero cantare. Nel complesso la macchina del Festival, durante la prima serata, ha funzionato. Andrà ancora meglio questa sera?
Tra gli ospiti della prima serata del Festival di Sanremo a far discutere il pubblico sono stati soprattutto Fiorello e Gianni Morandi. Differenti le opinioni degli spettatori del Festival, che ci portano a promuovere il primo e bocciare il secondo. Fiorello infatti supera la prova dell’Ariston e, con l’innata simpatia ma senza superare il limite, conquista il palcoscenico e il suo pubblico. Carisma e spontaneità la fanno da padrone con lui. Non convince altrettanto Gianni Morandi che non porta grande originalità o novità sul palcoscenico dell’Ariston e al fianco dell’altro “Capitano Coraggioso”, mostra scene probabilmente già viste e che non stupiscono quindi i telespettatori del Festival di Sanremo 2018. Un 7.5 quindi per Fiorello, promosso, un 5.5 per Morandi, rimandato.
UN OTTIMO PIERFRANCESCO FAVINO
Pierfrancesco Favino supera la prima serata del Festival di Sanremo 2018. L’attore, uno dei più apprezzati dal pubblico e dagli addetti ai lavori, prestato alla tv, se la cava alla grande. Elegante ed emozionato al punto giusto, Pierfrancesco Favino rappresenta una solida spalla per Michelle Hunziker e riesce a catalizzare le attenzioni dei telespettatori anche quando è da solo sul palco. Molto apprezzato è il momento letterario con l’attore che, cominciando a recitare Giacomo Leopardi, intona alcuni delle canzoni più famose della musica italiana. Simpatico e naturale, riesce a tenere la scena dell’onnipresente Michelle Hunziker a cui è stata affidata la vera conduzione del Festival. Durante la prima serata di Sanremo 2018, infatti, Favino e lo stesso Baglioni sono i valletti della bionda showgirl. La prima prestazione di Favino, dunque, è stata promossa dal pubblico che, tuttavia, sembra aver premiato tutta la kermesse per la presenza di Rosario Fiorello. Senza lo showman sul palco dell’Ariston, la seconda serata riuscirà a conquistare ugualmente i telespettatori?
BOCCIATO CLAUDIO BAGLIONI
L’ombra di Claudio Baglioni si è presentata sporadicamente sul palco del Teatro Ariston. Il direttore artistico del Festival di Sanremo 2018, come aveva più volte annunciato, non ha presentato lasciando a Michelle Hunziker il compito di portare avanti la baracca. Il cantautore si è limitato a controllare la scena, rendendosi protagonista di alcuni siparietti sia con la stessa Hunziker che con Pierfrancesco Favino. Sul palco con Fiorello, poi, è stato oscurato dal dinamismo e dall’energia dello showman, vero mattatore della serata. Quando, però, Claudio Baglioni comincia a cantare, tutte le critiche lasciano posto ai complimenti. Con l’amico Gianni Morandi regala un bellissimo duetto al pubblico che non può non applaudire. Consapevole di non essere un uomo da televisione, Claudio Baglioni ha deciso di affidarsi a Michelle Hunziker che, tuttavia, da sola, non può portare avanti la complicata macchina di Sanremo. La prima serata è andata bene per la presenza sul palco di Fiorello, ma cosa succederà durante la seconda serata? Claudio Baglioni deciderà di mettersi più in gioco? Al momento, la sua performance è da rivedere (aggiornamento di Stella Dibenedetto).
MICHELLE HUNZIKER PROMOSSA
La prima serata del Festival di Sanremo 2018 non ha visto in prima fila solo i big in gara (leggete sotto tutte le pagelle), ma è stata anche la serata di Michelle Hunziker, vera regina della 68esima edizione del Festival di Sanremo. Bellissima, elegantissima e con un look total black firmato Giorgio Armani, Michelle Hunziker ha incantato tutti con la sua padronanza del palco. Simpatica, a suo agio e perfettamente in linea con lo stile sanremese, la showgirl svizzera è riuscita ad emozionare con la sua bellissima dedica d’amore al marito Tomaso Trussardi e a monopolizzare l’attenzione dei telespettatori con la sua capacità di spiegare il regolamento e presentare i cantanti senza la più piccola emozione. Vero animale da palcoscenico, è lei la vera conduttrice del Festival. Una scelta azzeccata da parte di Claudio Baglioni che ha preferito affidarsi ad una conduttrice che, non solo aveva già presentato Sanremo insieme a Pippo Baudo ma che ha alle spalle una grande esperienza professionale che la rende una delle migliori conduttrici sulla scena. Michelle, inoltre, ironica come sempre, si è messa in gioco dando vita a simpatici siparietti con Pierfrancesco Favino ed esibendosi anche sulle note di “E se domani” con l’attore e Claudio Baglioni alle sue spalle per uno sketch assolutamente divertente. Per la prima serata, dunque, Michelle Hunziker merita sicuramente un 7,5 (aggiornamento di Stella Dibenedetto).
LE PAGELLE DEI CANTANTI
La canzone, al primo impatto lascia un segno che diventa poi il retrogusto di una valutazione che matura nel corso del Festival, tutto in classifica può ancora succedere e le performance meno convincenti potrebbero ottenere voti più alti al cambiare della giuria o con la serata dei duetti.s
ANNALISA 5 ½. Ma non era la canzone dell’anno passato? L’inciso ci sarebbe pure, ma questa Il mondo prima di te è la solita acquetta calda. Daje: magari l’anno prossimo, ovviamente a Sanremo…
RON 6-. Sempre emozionante ritrovare quelle cadenze, quelle scansioni di Lucio; lui, poi, dalleggia come è giusto. Non è ruffiano, piange e non lo nasconde. Ed è proprio questo il punto: sarà la malinconia, o forse l’arrangiamento, questa Almeno pensami mette tristezza, ma non di quella buona, e non arriva davvero da nessuna parte.
The KOLORS 6. Frida (mai mai mai), dopo un inizio festival elegante, spazio ai giovani. I Kolors si esibiscono in un brano ritmato e allo stesso tempo sguaiato, tutto basato sulla ritmica jungle e poca melodia. Ma va bene così. Voto: 6
MAX GAZZE’ 5-. Al suo settantesimo ritorno, il simpatico pazzerello dei giochi di parole e delle canzoni spiazzanti cambia pelle. Anche lui, come Renato Zero, ha recentemente privilegiato la svolta sinfonica, operistica, il bel canto. E il risultato è analogo: due palle così, questa La leggenda di Crisalda e Pizzomunno.
ORNELLA VANONI CON BUNGARO E PACIFICO 6. Un monumento della canzone italiana che non molla, ancora in gioco nel 2018. La voce certo non è più quella di una volta, e neanche la canzone è degna del suo magnifico repertorio. Un brano e una interpretazione dignitose, niente di più.
FABRIZIO MORO ERMAL META 5- Canzoncina a metà strada tra indie e elettronica, tra i due il migliore vocalmente è senz’altro Meta, dotato di una voce forte e espressiva, Moro scompare nella banalità di un cantato senza originalità. Un brano “gridato” contro le “inutili guerre” ma che non resta impresso.
MARIO BIONDI 5- Il cantante noto per le sue riletture ballabili R&B si propone per la prima volta a Sanremo con un brano dall’incedere pianistico e lounge che vorrebbe anche nella voce riprendere lo stile del grandissimo Fred Bongusto. Ma la voce non è quella. Sembra invece un Barry White sfiatato. Peccato.
LO STATO SOCIALE 6- A Sanremo cercano una vita dove non si fa niente, così nessuno rompe le scatole: vivere per lavorare o lavorare per vivere. L’anno scorso avevamo la scimmia, quest’anno la nonnina che balla. Tutto sommato ci sta, un po’ di casino sul palco.
ROBY FACCHINETTI E RICCARDO FOGLI 5- Compone Roby con Pacifico, ma pooheggia, il gioco è chiaro: rifare quelle cose alla Uomini Soli. Solo che la intro de Il segreto del tempo già ricorda Cinque Giorni di Zarrillo. Il resto suona melenso. Patetico. E la cantano davvero da strazio, e non è un bel vedere. Non sarà elegante, ma è la verità. La commozione non li e non ci salva.
NOEMI 6- Dalla scuola delle urlatrici sfornate dai talent, Noemi rimane sempre la stessa, una specie di Emma Marrone dei poveri, senza una identità e senza una canzone di valore. Ci mette impegno ma il futuro appartiene ormai al passato.
DECIBEL 7 – I riferimenti musicali a David Bowie ci sono e tanti, d’altro canto il Duca Bianco era lui, l’immenso artista inglese scomparso due anni fa. Un patchwork di citazioni. I Decibel di Enrico Ruggeri non sono più il gruppo punk che a Sanremo 1980 fece saltare tutti in piedi ma in ogni caso sfornano una canzone che se risentita ha il suo perché. Personalmente i miei preferiti.
ELIO E LE STORIE TESE 5 – arrivedorci Vestiti da fachiri indiani, gli Elii danno addio a Sanremo. Una autodedica biografica,”una storia unica”: a giudicare dalla pochezza del brano forse è meglio così. Ballatona anni 70, forse meglio se cantata dai Cugini di campagna, non decolla mai, anzi annoia. E non fa neanche ridere come era la loro caratteristica.
RED CANZIAN 6,5- Un altro pezzo di Pooh e siamo a tre, ne mancano due. L’ex bassista della storica band sfida gli altri due compagni con un buon pezzo rock cantato molto bene. Anche qui un testo riflessivo sulla condizione di essere uomini di oggi, potente l’arrangiamento orchestrale che lambisce i confini del progressive.
GIOVANNI CACCAMO 5 – Bella voce, canzone senza anima, qualche linea melodica scontata sentita e risentita, ci si domanda il significato di una direzione artistica affidata a un professionista come Claudio Baglioni se poi a Sanremo arrivano banalità di questo (basso) livello.
ENZO AVITABILE, BEPPE SERVILLO 6 – Enzo Avitabile, sassofonista storico della scena rock e jazz napoletana non è certo un cantante; meglio ovviamente l’ex voce degli Avion Travel già vincitore di un Sanremo, Servillo. Brano tipicamente napoletano, piacevole ma senza raggiungere la drammaticità che merita questo tipo di canzone. Voto: 6
LE VIBRAZIONI 6 – Tredici anni dopo la loro partecipazione a Sanremo da gruppo rockettaro Le Vibrazioni approdano a una elettronica di forte impatto, anche se la voce del cantante impedisce al brano di decollare come dovrebbe. Peccato perché il pezzo è di buon livello e meriterebbe interpretazione migliore.
DIODATO ROY PACI 6/7 – Brano di impatto, cantato piuttosto bene, bella sorpresa a questo punto del festival. La presenza di Roy Paci e della sua tromba è però del tutto inutile coperta come è dall’orchestra tranne un guizzo finale. Bel brano e bella interpretazione. Voto: 6/7
NILLA ZILLI 6- Classe genuina quella di Nilla Zilli, decisamente migliorata col tempo come il vino buono, anche se tende ancora a strafare. Brano vintage, tutto basato sull’orchesrtrazione come ai vecchi tempi di Sanremo, sentita dedica alle donne.
LUCA BARBAROSSA 6/7– Passame er sale – Stornello popolare di buon impatto, Luca Barbarossa si conferma interprete e compositore profondo, con un brano che sarebbe piaciuto a Domenico Modugno. Una canzone autenticamente italiano finalmente.