IO COMBATTO di Loretta Rossi Stuart. Una storia vera , fatta di amore, disperazione e coraggio per denunciare il vuoto legislativo in Italia. (Armando editore). Dal 28 febbraio in libreria | EFFE RADIO

IO COMBATTO di Loretta Rossi Stuart. Una storia vera , fatta di amore, disperazione e coraggio per denunciare il vuoto legislativo in Italia. (Armando editore). Dal 28 febbraio in libreria

Scritto da il 16/02/2022

LORETTA ROSSI STUART

IO COMBATTO. 

La forza dell’amore, la guida della fede

Postfazione di MAURO VALENTINI

Pagine 296 – Prezzo 15,00
Armando editore

In libreria il 28 febbraio

 

 

«Giacomo è un ragazzo di 25 anni, con la passione del pugilato e del rap. Non è un criminale ma un ragazzo bipolare che appena tocca la droga va fuori di testa – spiega la madre, che da sette anni lotta per curarlo. A mio figlio continuo a dire ” combatti e sali sul podio della vita».

 

Una storia d’amore, di disperazione e di coraggio. Una cronaca fin troppo comune, di una madre che spera, col suo amore, di salvare dalla catastrofe il figlio tossicodipendente: del figlio – da sola – affronta ricoveri in psichiatria, fughe dalle comunità, il carcere e poi l’ultima spiaggia. Con lo scorrere della lettura avviene qualcosa. Una mamma lottatrice e instancabile ad un certo punto inizia a sentire che la vita le chiede qualcos’altro. In tutto questo sofferto percorso la mamma diventa Madre, finalmente libera da sensi di colpa e manipolazioni. Dedica questo libro a suo figlio Giacomo, nel tentativo di dare sostegno e spunti di riflessione anche ai genitori, ai figli, alla società in generale.
Al centro del libro non solo la storia di Giacomo ma la necessità di potenziare le Rems e la vera attuazione della riforma che ha chiuso gli ospedali psichiatrici giudiziari. In più una denuncia contro la droga e contro il vuoto legislativo. Giacomo infatti è affetto dal disturbo bipolare, una patologia psichiatrica che alterna fasi depressive a fasi maniacali di eccitazione. I soggetti che ne soffrono sono spesso inconsapevoli. Da anni sua madre lotta perché venga ricoverato e curato in strutture adeguate, i Rems (Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza) e non lasciato in una cella.

Scrive l’autrice «Il nostro è un grido per i tanti Giacomo che troviamo nelle carceri. Parliamo di una media di 40- 50 persone nel Lazio che aspettano di essere curate in luoghi idonei». Non si può chiudere in carcere una persona che è stata riconosciuta come incapace di intendere e di volere, quella persona deve essere curata con la dignità che spetta a ogni essere umano.

*Le R.E.M.S, residenze per l’esecuzione del- 100 le misure di sicurezza, piccole strutture, con massimo 20 persone, che al contrario degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari sacrosantamente chiusi nel 2015, dedicano ai pazienti cure specifiche e degenza dignitosa. Una riforma assolutamente necessaria, che ha posto termine ad una condizione del tutto lesiva dei diritti umani, condannando spesso le persone ai cosiddetti “ergastoli bianchi”, ovvero a vedere rinnovata ad oltranza la posizione di internato. Nelle Rems, invece, che hanno tutt’altra impostazione, la permanenza non può mai superare il periodo massimo della pena stessa, derivata dal reato commesso in stato d’infermità mentale. In più avvengono test psichiatrici ogni tre mesi e la rivalutazione del magistrato ogni sei mesi. Insomma, una svolta di civiltà, che però presenta ancora forti criticità, tra cui quella di un vuoto legislativo, ma chiamiamolo col suo nome, un grandissimo caos! che determina la liberazione o l’internamento in carcere della persona che deve scontare la pena nella Rems, in base a principi e regole mutevoli e oscure. Nel senso che, in questo primo caso, in questa prima detenzione, noi abbiamo sperimentato l’opzione A: scaduti i termini di detenzione cautelare, il posto alla Rems non c’è e quindi avviene la scarcerazione. Faccenda molto negativa, nel caso la persona pericolosa socialmente lo sia davvero, non come Giacomo. Si rimettono in circolazione potenziali pericoli per la società.

Loretta Rossi Stuart, è attrice e coreografa. Alla seconda prova come autrice, svela in questa testimonianza, la sua complessa missione di madre e quella di un inaspettato impegno sociale. Si scontra con l’inadeguatezza degli strumenti sanitari, legislativi e istituzionali, a cui si rivolge per tentare di recuperare una vita allo sbando, riuscendo a mettere sotto i riflettori emergenze scottanti.


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